Altro crollo sui diritti dei lavoratori

16.05.2013 14:49

 

Dopo la tragica vicenda del 24 aprile in Bangladesh dove si sono registrate 1.127 vittime accertate, per non parlare dei dispersi rimasti sotto le macerie, stamattina alle ore 7.00 un altro drammatico crollo si abbatte sui diritti dei lavoratori asiatici. Secondo le prime ricostruzioni, a causa del grande peso di scarpe ammassate e attrezzature che gravava su un pavimento, alcune travi d'acciaio hanno collassato facendo così crollare l'edificio. La costruzione, utilizzata per la produzione di scarpe per conto della Wing Star Shoes, si trovava a una quarantina di chilometri dalla capitale Phnom Penh. Al momento si registrano almeno 3 morti e 6 feriti di cui 3 in gravi condizioni. Secondo alcune rivelazioni sotto le macerie sarebbero intrappolate un centinaio di persone ma, da quanto riferito dal ministro per gli affari sociali cambogiano, Ith Sam Heng, al momento non ci sarebbero più sepolti vivi. La fabbrica era gestita da un anno circa da una società taiwanese, nella provincia di Kampong Seu, dalla Wing Star Shoes appunto che riforniva prevalentemente il ben noto marchio Asics di proprietà giapponese. I lavoratori avevano già inscenato manifestazioni di protesta (lo scorso marzo) e scioperi per rivendicare una maggiore sicurezza sul lavoro e salari più adeguati. Come nel caso del Bangladesh, in Cambogia si è assistito ad una massiccia delocalizzazione dei più famosi marchi della moda tessile e calzaturiera internazionale. Con un fatturato annuo di 4,6 miliardi di dollari, in Cambogia sono occupati oltre 500.000 persone, ma si registra un tenore di salari bassissimo che è stato recentemente portato dal governo locale ad un minimo mensile di 75 dollari, poco più di 2 dollari al giorno dunque. Appunto il basso costo della mano d'opera porta sempre più i grossi produttori a trasferire in quelle aree le loro attività puntando anche sull'arretratezza delle normative nel campo della prevenzione sul lavoro in una spietata corsa al profitto che non tiene minimamente in conto la dignità e la sicurezza dei lavoratori. Questa tragedia si innesta sulla scia di quanto avvenuto in Bangladesh, ma nonostante le promesse di porre maggiore attenzione al problema ancora oggi dobbiamo constatare come la vita umana in questi paesi venga considerata al di sotto di ogni limite tollerabile. Riflettiamo, ogni volta che acquistiamo un capo di moda, sul fatto che è stato prodotto al costo dello sfruttamento e come stiamo vedendo anche del sangue dei lavoratori  

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