Egitto, nuovi scontri, morti e feriti
16 morti e 200 feriti è il bilancio degli scontri avvenuti questa notte presso l'Università del Cairo. Alcuni uomini non identificati hanno attaccato un gruppo di sostenitori del presidente Morsi, questo è quanto affermato dal Ministero della Sanità, da qui sono nati violenti scontri tra le due parti in campo. Quello che sembrava un movimento pacifico di popolo sta degenerando in un ennesima guerra civile. A poche ore dall'ultimatum dell'esercito che impone al presidente di farsi da parte per poter andare a nuove elezioni il presidente, tramite twitter, chiede ai vertici militari di fare un passo indietro e di ritirare le sue richieste, ricordando che il suo incarico è avvenuto a seguito di elezioni democratiche e ricordando inoltre che lui è “il primo leader egiziano eletto democraticamente”. “Non farò nessun passo indietro” assicura Morsi, pur ammettendo di avere commesso degli errori si dice pronto a difendere la democrazia anche a “costo della vita” esortando il popolo a “non lasciarsi rubare la rivoluzione” . In questa situazione Morsi appare sempre più isolato, assediato dai manifestanti nel palazzo dove si è trasferito per evitare le contestazioni. Intanto i suoi sostenitori, i Fratelli Musulmani, hanno ribadito che la legittimità del Presidente non si tocca arrivando addirittura ad invocare il martirio per difendere la legittimità di Morsi. Il Presidente USA, Barak Obama, si è detto favorevole a sostenere un processo di democratizzazione dell'Egitto sottolineando la preoccupazione di Washington per l'escalation della situazione. Voci che risuonano in questi giorni alla Casa Bianca rivelano che il presidente americano pur non sollecitando apertamente nuove elezioni sarebbe favorevole alle rivendicazioni degli oppositori. Nonostante la linea intransigente tenuta dal Presidente Morsi, sostenuta dai movimenti islamici, oggi il Presidente ha avuto un colloquio col Ministro della Difesa e capo delle forze armate Abdel Fattah el Sissi, insieme al premier Hisham Qabdil per definire i prossimi passi da intraprendere avendo ancora tra le mani la sesta lettera di dimissioni del ministro degli esteri Kamel Amr deciso a lasciare l'incarico in attesa che giunga lo scadere dell'ultimatum imposto dai militari.
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